ASCOLTA LA SEDUZIONE DI DIO
Solennità di Pentecoste - Anno B
Potremo parlare tutti la stessa lingua
Atti 2, 1-11; Salmo 103; Galati 5, 16-25; Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15
E’ possibile un linguaggio universale, con un alfabeto per ogni latitudine e per ogni età. Un linguaggio senza frontiere di razza e di condizioni sociali.
Lo rende possibile l’amore che lo Spirito Santo diffonde a piene mani nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. In tutti i tempi. Anche nei tempi di guerra, perché sia facilitata la pace.
I popoli più diversi per etnia e cultura, sentono parlare gli apostoli nella propria lingua nativa.
La terra si rinnoverà quando tutti parleremo la stessa lingua o quando parlando lingue diverse ci esprimeremo con i medesimi gesti, con uguali atti di affetto, con segnali condivisi di solidarietà.
E’ il primo grande miracolo della Pentecoste, dello Spirito Santo che discende sulla Chiesa.
Esiste, tuttavia, un linguaggio concreto e comune che ha il potere e la forza di fare di ogni uomo una famiglia e un corpo solo. Lo dice san Paolo quando scrive ai cristiani della Galazia: “Camminate secondo lo Spirito e non secondo l’irrazionalità dell’istinto.
L’istinto produce fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere.
Possiamo negare che questo stile di vita sia all’origine di ogni lotta, di ogni confusione delle lingue, di ogni incomprensione, di ogni violenza? I ragionamenti degli esperti spesso sono fuorvianti. Sembrano giustificare l’assenza di dominio di se stessi.
Ogni uomo che sbaglia merita ascolto e comprensione, ma il suo sbaglio merita soltanto denuncia.
Percorriamo la strada che fa maturare in noi il frutto dello Spirito: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà,fedeltà, mitezza, dominio di sé. Queste sono le basi di ogni civiltà dell’amore.
Quel Gesù, appeso alla croce, è la nostra ispirazione, il nostro poema esistenziale.
Chi guarda, contemplandolo, il Crocifisso, non può seguire i desideri di male che scaturiscono dal nostro cuore. Saprà trarre dal suo interno esclusivamente orientamenti di fraternità, di amicizia e di amore.
Il giorno di Pentecoste la Chiesa rivolge allo Spirito una preghiera commovente, una sorta di ritornello per la vita: “Vieni Spirito Santo e inondaci con la tua luce. Tu sei padre dei poveri, ci ricolmi di ogni dono, sei luce per i nostri cuori immersi nell’oscurità. Sei il consolatore perfetto che cerchiamo con ansia, come assetati alla sorgente. Sei l’ospite dolce della nostra anima e sempre dolcissimo sollievo. E tu sai di quanto sollievo abbiamo bisogno. Spesso siamo affaticati e stanchi: diventa il nostro riposo. Siamo riarsi: riparaci dai raggi insopportabili della canicola. Siamo affranti dalle lacrime copiose del nostro pianto: confortaci.
Invadi con la tua luce beatissima il nostro cuore che brancola disorientato.
Siamo deboli di una debolezza mortale. Se non ci sostieni siamo abbandonati al nulla o alla distruzione della colpa. Lava il nostro cuore dalle immondizie dell’egoismo. Irrora le aridità che ci portano alla disperazione. Guarisci le ferite che continuamente sanguinano. Piega le nostre rigidità, anche nel fare il bene, se lo compiamo senza misericordia verso chi sbaglia. Porta il fuoco, nel ghiaccio della nostra vita. Riporta sulla strada dell’amore le scelte che hanno preso i sentieri della nostra illusione di bene e di giustizia. Donaci i tuoi doni. Il tuo frutto. Il tuo amore”.
Gesù aggiunge che, quando lo Spirito Santo verrà come dono, ci svelerà ogni segreto di Dio. Ci aiuterà a comprendere ciò che oggi ci appare incomprensibile e duro.
Aprirà un sentiero che ci porterà a vivere in comunione con il Padre Dio e con Gesù, suo Figlio amatissimo.
Ci aiuterà ad incontrare gli altri, riconoscendoli per quello che sono, per il bene che portano, per le fragilità che li affliggono. Lo Spirito ci insegnerà la lingua che tutti comprendono, anche i sordi, anche i muti, anche quelli che non hanno studiato, anche i poveri che conoscono prevalentemente il linguaggio dei bisogni, anche i “giusti” cioè coloro che più di tutti gli altri hanno bisogno di misericordia e di comprensione.
Lo Spirito saprà farci pregare come non vorremmo. Come fa Paul Claudel, così: “Se ti occorrono delle vergini, Signore; se ti occorrono dei coraggiosi sotto i tuoi stendardi; se vi sono uomini ai quali, per essere cristiani, le parole non siano bastate e abbiano saputo che è bello seguirti; se ne va della vita, insomma, ecco Domenico e Francesco, ecco Lorenzo e Cecilia. Ma se, per caso, avessi bisogno di un pigro e di un imbecille, se ti occorresse un orgoglioso e un vile, se ti occorresse un ingrato e un impuro, un uomo il cui cuore fosse chiuso e il cui viso duro (e comunque non i giusti sei venuto a salvare, ma quelli), quando tu ne mancassi dovunque, ti resterò sempre io”. Amen. Così va bene!
Don Mario Simula