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GESU', TU QUI?

UN AMORE CHE TOCCA E SCONVOLGE

Atti degli Apostoli 20, 7-12

Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. C'era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti; un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: «Non vi turbate; è ancora in vita!». Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.

Si ritrovavano nelle case

La comunità di quelli che avevano scelto di seguire Gesù si ritrovava nelle case e lì celebrava l’ascolto della Parola di Dio e l’Eucaristia, cioè spezzavano il pane e lo mangiavano, distribuivano il calice del Sangue di Gesù. Oggi diremmo che facevano la comunione. La forma era però molto familiare e semplice, ricca di amore reciproco e di solidarietà reciproca. In quella occasione, infatti, ciascuno dava qualcosa agli altri mettendola nelle mani degli Apostoli, in modo che nessuno restasse senza il necessario per vivere.

Paolo doveva partire  il giorno successivo. Per questo motivo si attardò conversando con i presenti fino a mezzanotte. Forse il discorso era impegnativo al punto che un ragazzo è preso dal sonno profondo. Sopraffatto dal sonno. Non regge. Capitava anche a Paolo che qualcuno si addormentasse durante le sue conversazioni.

 

La morte di Eutico

Il ragazzo era seduto sul davanzale della finestra. Perde l’equilibrio, proprio perché è addormentato e cade dal terzo piano, rimanendo morto.

Allora Paolo compie i gesti che manifestano la vita. Scese giù: andò vicino a lui. Quel ragazzo diventa una preoccupazione di Paolo. Credo che così faccia Gesù con noi. Se ci troviamo in difficoltà ci sta accanto e ci sostiene, ci aiuta, ci guarisce, ci restituisce la vita. Per perdere la vita non è necessario morire. Basta commettere il male. Basta essere egoisti. Basta non accorgersi degli altri. Basta pensare soltanto a noi stessi.

Si gettò su di lui: compie il gesto di chi trasmette o restituisce la vita. Essere sopra di uno significa restituirgli il respiro. Fare in modo che il mio alito di vita passi da me a lui. Così fa Paolo. Poi lo abbracciò: l’amore fa rinascere, ridona il gusto della vita. Produce vita. Chi non ama è nella morte. Sempre. Chi ama vive e diffonde la vita. E’ il grande messaggio per noi. E’ iunitile pensare che siamo intelligenti e furbi se vogliamo conservare per noi tutta la vita, con un gesto di chiusura. La vita è mia, guai a chi me la tocca. Questo è il modo migliore per perderla. Vuoi compiere il miracolo della risurrezione, AMA. Non per cercare una soddisfazione. Ma per generosità, per altruismo. Perché l’amore è la forma più alta e bella di civiltà e di vita comune. Se non ami non soltanto muori tu, ma condanni gli altri alla morte. Sei un seminatore di morte. E’ la scelta che vuoi fare?

Disse: “Non vi turbate. E’ ancora in vita”.

La certezza di Paolo

E’ talmente sicuro che quel ragazzo rivivrà, che Paolo lo dà ormai per certo. Il modo di dirlo è: non vi turbate è ancora in vita. In realtà è morto. Infatti i presenti vanno al piano terra e trovano il ragazzo vivo, dopo la parola di Paolo, e lo portano in mezzo ai presenti. Tutti sono consolati per quello che vedono. Intanto Paolo non si stanca di parlare. Gli rimangono poche ore prima di partire. Dovrà abbandonare quella comunità. Sente, quindi, il bisogno di dare tutte le raccomandazioni.

Se diventiamo amici veri di Gesù siamo sicuri di ritrovare sempre la vita. Anche quando ci troviamo, anziani, davanti alla morte. E’ il dono che Dio fà a chi non ha fatto troppi calcoli quando si è trattato di amare. Ha sempre dato tanto amore a tutti. Dobbiamo ricordare che, quando ci presenteremo davanti a Dio, lui ci accoglierà con amore, guardando tutto il bene che abbiamo seminato nel mondo che ci stava attorno. Il vero capitale che possiamo portare a Dio per presentarglielo, è ogni atto di amore, di coraggio, di verità, di rispetto. Ogni gesto che può aver fatto del bene a qualcuno.

Se lo capiremo, tutta la nostra vita sarà un dono. Un servizio reso agli altri.

Gesù diceva: “Chi vuole conservare la vita la perderà. Ma chi la perderà per amore degli altri, la troverà”.

Don Mario Simula

Gesù non è un parolaio. Ama concretamente, rischiando, pagando sempre il prezzo. Dopo le tante Parabole dette da Lui, gli innumerevoli miracoli compiuti da Lui. Entreremo in quei pezzi di vita per scoprire quanto possano riguardarci. Quando lo incontriamo  non voltiamo le spalle, non passiamo dall'altra parte della strada. Ci vuole proprio guardare in faccia! E tu sfuggi i suoi occhi?

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