IL CANTASTORIE DELLA VITA
La narratrice della vita al posto di Dio il cantastorie ...
“La vita di mio Figlio Gesù è sempre più motivo di ostilità da parte del potere religioso, legato al tempio e alla sinagoga. Non piace a chi detiene il potere vedere minacciata la sua autorità da un nuovo “Rabbi” che non appartiene alle caste ufficiali. Chi ha dato a Gesù di Nazareth questo potere? Non è il figlio del falegname di Nazareth, senza autorità alcuna? I suoi familiari non abitano tra di noi? E noi non li conosciamo ad uno ad uno? Come avviene in ogni piccolo villaggio nel quale tutti si conoscono.
Un giorno, a fine serata, sono rimasta tramortita all’idea che Gesù venisse preso per essere buttato giù dalla rupe sulla quale era costruito il villaggio di Nazareth. Proprio in quell’occasione ebbi il presentimento che ormai i suoi mesi erano contati. Compresi anche il potere di mio figlio che, passando in mezzo a quella gente inferocita e messa su dai detentori del potere, era scomparso dalla loro presenza. I presenti erano rimasti frastornati e attoniti dal suo contegno, dalla forza del suo sguardo, dalla potenza della sua espressione regale.
Era soltanto l’inizio di un’aggressione sempre più violenta. Stavo maturando dentro di me la consapevolezza che attorno a Gesù si stava creando un muro di ostilità. Ciò che mi pareva maggiormente strano era che più Lui compiva il bene e diceva parole di sapienza e più il potere stabilito diventava suo avversario. Non mancava occasione per aprire con Lui discussioni senza ragione. Più appigli che discussioni.
Alle persone buone capita di rimanere vittime delle parole inutili oppure cercate apposta per metterle contro la gente che, in genere, si lascia condizionare”.
“Quindi, Maria, i tuoi giorni diventavano sempre più problematici e dolorosi. Per di più ciò che venivi a sapere non potevi sperimentarlo se non per sentito dire”.
“Proprio così. Non ti è mai capitato di soffrire per un figlio del quale tu non conosci alcuna cosa di male e che pure viene criticato, giudicato e calunniato da tutti? A me stava capitando di vivere questa esperienza.
Un giorno mi trovo in mezzo al vociare del popolo che grida di gioia mentre il mio Figlio entra in Gerusalemme. Tiro un respiro di sollievo. Dico tra me e me che la gente si è ricreduta.
Invece da quella domenica iniziano a precipitare gli avvenimenti.
Mio figlio viene catturato, e sottoposto ad un supplizio terribile e raffinato. Lo legano. Lo sputacchiano. Lo flagellano e lo sottopongono a diversi processi. Tutti inventati di sana pianta.
Io vedo a distanza la scena. Ciò che non vedo lo immagino. Le madri hanno la capacità di immaginare con maggiore fedeltà della realtà, ciò che al Figlio avviene a distanza. E’ come se sia presente. Sento le battiture sul suo corpo. Ricevo tutti gli sputi. Provo dolore immenso ad ogni colpo e ad ogni parola contro la sua santità.
Mi ritrovo nuovamente sua madre a tutti gli effetti quando posso seguirlo lungo la strada del Calvario, quando le mie orecchie odono i colpi dei martelli sui chiodi che fissano le sue mani e i suoi piedi, quando vedo che lo sollevano tra cielo e terra, quando posso ascoltare le sue ultime parole. Soprattutto quelle rivolte a me. In quel momento comprendo che sto perdendo un figlio ma sto acquistando tutti voi come figli. Sento il suo ultimo rantolo e le sue ultime parole. Sento l’ultimo respiro.
In quel momento avviene dentro di me uno sconvolgimento inatteso. Gesù restituisce a noi il suo Spirito. Ce lo dona. Io comprendo che d’ora in poi sarò la Madre della Chiesa.
Tre giorni dopo, il terremoto che sconvolge il corso della storia. Mentre mi trovo a Gerusalemme ospite delle altre Marie e sono sola nella mia stanza, vedo una luce folgorante che mi apre di gioia.
Incontro Gesù Risorto. La mia gioia non ha racconti possibili.
Da quel momento saranno cinquanta giorni di sorprese e di meraviglie. Con Gesù ci siamo detti ogni cosa inedita e stupenda. Ci siamo svelati i segreti che appartengono soltanto ad una madre e a suo figlio. Ci siamo ricordati di tutto.
Durante quegli incontri così colmi di amore e di felicità, vengo a sapere che Gesù sarebbe ritornato dal Padre-Dio. Poi avrebbe mandato sui suoi discepoli lo Spirito Santo.
Ricordo benissimo quella settimana di intensa preghiera trascorsa al Cenacolo insieme con gli amici di Gesù. Mi ero scoperta subito loro Madre e Maestra di preghiera. Ritornavano alla memoria i fatti e le parole di mio Figlio.
All’alba del settimo giorno dentro la stanza chiusa nella quale ci trovavamo scoppiò un rombo come se ci fosse un terremoto.
Scendeva su di noi lo Spirito Santo. Tante lingue di fuoco si posavano sulle nostre teste, come una luce e un calore che animava il nostro amore e ci preparava a svolgere la missione che Gesù aveva affidato ai discepoli.
Le porte sbarrate si spalancano e quei semplici uomini di Galilea escono allo scoperto senza più paura e iniziano a raccontare tutto ciò che riguardava Gesù il Signore.
Iniziava la vita della Chiesa. Io ero chiamata ad accompagnarla nei suoi primi passi.
Lo feci fino al giorno nel quale anche io conobbi per un momento la morte come mio figlio Gesù e poi venni portata in cielo piena di gloria anche con il mio corpo risorto.
Sarei stata la primizia di tutti gli uomini risorti”.
“Maria, tu hai raccontato queste meravigliose notizie a qualcuno?”.
“Io ne ho parlato con gli apostoli e insieme abbiamo ripensato alla nostra esperienza. Mai come in quel momento stavamo comprendendo di essere stati presi nell’avventura del Signore per diventare suoi testimoni. Tutto questo adesso lo racconto a te. Non perché lo tenga per te, ma perché anche tu presti la tua parola e la tua vita a servizio di mio Figlio, l’amatissimo nostro Salvatore”.
Alle mamme dedico questa folgorante poesia di Alda Merini. Leggetela e rileggetela. Sentitela vostra. A conclusione delle riflessioni sulla Madonna, madre di Gesù e nel giorno di Pentecoste, non potevo farvi regalo più bello, affettuoso e tenero.
Mamme: vi voglio bene come ve ne vogliono i vostri figli. Sono certo che anche i vostri sposi scopriranno la meraviglia della vostra femminilità e la fragrante bellezza della vostra dolce tenerezza.
A Maria, la Madre che dialoga con Dio-Padre e con lo Spirito Santo della sua esperienza fatta con Gesù
Se tu sei la mia mano,
il mio dito,
la mia voce,
se Tu sei il vento
che mi scompiglia i capelli,
se Tu sei la mia adolescenza
io ho il diritto di servirti
e il dovere,
perché l’adolescenza
non ha mai chiesto nulla
alle sue stagioni.
Tu mi hai presa
perché io non ero una donna
ma solo una bambina
e le bambine si accolgono
e si avvolgono di mistero.
Tu mi hai resa donna, Signore,
e la donna è soltanto
un pugno di dolore.
Ma questo pugno
Io non lo batterò
Verso il mio petto,
lo allargherò verso di te
come una mano
che chiede misericordia.
Tu sei la mia mano, Signore,
tu sei la vita,
e quando una donna partorisce un figlio
la disgrazia e l’amore
abitano in lei
come il dubbio della sua esistenza.
Tu mi hai redenta nella mia carne
E sarò eternamente giovane
E sarò eternamente madre.
E poiché mi hai redenta
posi vicino a Te
la pietra della tua resurrezione.
Don Mario Simula