Scatti in bianco e nero
"Guardiamoci negli occhi, Dio!"
Piccole situazioni come scatti in bianco e nero. I colori a volte si smarriscono. A meno che non troviamo in un angolo della soffitta, la tavolozza per riprendere a dipingere la vita.
Leggi. Rifletti. Compromettiti. Parlane. Magari accapigliati con gli amici di qualsiasi età.
Non rassegnarti a morire per nulla. Annoiato nell’anima, anche se vivo nel corpo.
E’ un modo per dare senso a qualche giorno d’estate.
Da vivere. Da riempire di desideri di speranza.
Anche da condividere. A vivere insieme, si sta bene. La vita deve diventare contagiosa. Anche nelle difficoltà.
Don Mario Simula
Aguzza lo sguardo
La prima fotografia conosceva soltanto gli scatti in bianco e nero. Erano sufficienti per lasciare una traccia indelebile di ricordi, di istantanee, di momenti significativi di vita.
Erano comunque rare le persone che potevano permettersi, non dico un servizio fotografico, ma anche soltanto uno scatto con la lampada che mandava un lampo mentre il fotografo si nascondeva dietro il panno oscuro per poter mirare con l’obiettivo.
Eppure le notizie sono arrivate a noi. Anche i segnali somatici delle persone, gli improvvisi guizzi su avvenimenti di ogni genere.
Quale è stata la strada? La Memoria. Il Ricordo. Il Racconto. La Trasmissione. Il passaggio da padre in figlio. Ricordo di essermi trovato tante volte ad andare in campagna, io bambino, assieme a mio nonno. Lui “guidava” il cavallo. Io sedevo dietro ben aggrappato ai suoi fianchi per non scivolare per terra. Lungo il tragitto mio nonno mi indicava campagne e poderi e mi raccontava tutto sui proprietari, sulle loro famiglie, su come ne erano venuti in possesso. Io memorizzavo e imparavo a conoscere a quale cultura, a quale paese, a quale parentela appartenevo.
Così avveniva ai tempi di Abramo, di Mose, di Davide. I racconti di Israele passavano di bocca in bocca e venivano conservati nella mente e nel cuore. I genitori erano i primi trasmettitori.
La memoria teneva vive le radici di appartenenza, ricordava le nostre origini, serviva a farci comprendere che non esistiamo noi di improvviso. Prima di noi c’è una storia, una ricchezza, una sapienza che non devono perdersi. Il mondo non inizia con noi e non finisce con noi. Menomale!
La vita
Federico volava con la sua Ducati truccata. Il vento non riusciva ad inseguirlo. In un attimo l’ebbrezza si trasformò in tragedia. Una manovra brusca ed andò a finire su un muretto a secco. I mezzi di soccorso intervennero con assoluta tempestività. Il caso si rivelò subito disperato. Passarono dieci giorni di coma. Finalmente si risvegliò, anche se le sue condizioni rimanevano riservate.
Provarono subito a chiedere qualche ricordo dell’accaduto. Nella sua mente si era creato un buio totale. Niente ritornava alla sua memoria. Non solo riguardo all’incidente, ma neanche al suo passato. Si sentiva come uno la cui storia iniziasse a scrivere i primi balbettii in quel momento.
Federico senza storia. Obbligato a ricomporre tratto dopo tratto la sua storia. Un giovane in cerca di storia. C’era, però, la memoria degli altri: di sua madre, di suo padre, dei nonni, degli amici. Ognuna di queste persone metteva il suo tassello perché la memoria di Federico riprendesse vita. Avveniva anche un fatto strano: il riaffiorare di un ricordo richiamato dagli altri, ne portava con sé tanti di nuovi.
La vita di Federico rientrava nella meravigliosa strada dei ricordi. Si ricomponeva un po’ alla volta, e metteva la sua vita dentro la vita degli altri. Quando, dopo lunghissimi mesi di esercizio e di terapie Federico si riprese, come prima esclamazione di gioia, disse:”Che meraviglia! Esisto nuovamente. Non sono solo. Non sono perso nel cielo. Esisto davvero”.
Come era bello sentir dire ad un diciottenne, inesistente fino ad ieri, quanto fosse importante la sua storia. Senza di essa sarebbe stato un meteorite smarrito nello spazio!
Dio, quante volte tu ripeti: “Ascolta! Racconta ai tuoi figli. Se ti domanderanno che cosa è quello che fai, quello che preghi, quello che vivi con gli altri, tu racconta i fatti dei tempi passati!”. Dio, ciascuno di noi ha frutti che si vedono, ma ha radici che non si vedono. Tu le conosci fino nel più profondo della terra. E riguardano tante persone. Dio, insegnami a non avere la presunzione di esistere solo oggi. Ero anche ieri. Aiutami a dire grazie a chiunque racconta la mia storia, a chi mi fa vedere tutte le fotografie di famiglia, le rassomiglianze. Capirlo che tu mi hai fatto nascere dentro una grande casa con tanti fratelli e sorelle, con amici, con un padre e una madre, con i nonni, i migliori insegnanti di storia che possano esistere.
Dio, come è grande e bello pensare che anche tu mi racconti la tua storia. Fin dalle origini e posso comprendere che la mia famiglia è l’umanità di oggi di ieri e di domani. Tu, Dio, sei il grande e saggio narratore. Con una qualità ineguagliabile. Mentre racconti e ci fai vivere la nostra lunghissima storia, ci fai anche sperimentare un amore straordinariamente tenero. Non ci fai vivere da soli. All’origine Tu, Dio. Poi tutti noi con un fratello che è come te, Gesù. lo sai che da un po’ di tempo stiamo cercando di conoscerlo e di diventare suoi amici?
Don Mario Simula