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      La Regalità di Gesù si manifesta attraverso tre atteggiamenti di servizio da parte del Signore.

Il primo atteggiamento si può chiamare: prendersi cura. Gesù non ci lascia in balia di noi stessi. Non ci espone ad una vita insensata e a rischio di  essere sciupata. Lui è come il pastore che “si prende cura” delle sue pecore. A ciascuna offre il dono della sua premura, la dolcezza del suo affetto, l’olio che la guarisce, la fasciatura che protegge. Veramente “il Signore è il mio pastore e con Lui non manco di nulla”. Il pastore, però, si mette al mio servizio e mi tratta sempre da figlio.

Il secondo atteggiamento si può chiamare: andare oltre la morte. Il più grande, il più sublime, il più inatteso gesto di amore da parte del Re, tutto donato al mio servizio, è l’atteggiamento di chi lotta, accanto a me, per vincere la morte. Nel momento della restituzione dello spirito, tutto è pronto perché il Regno che Gesù ha costruito con la sua vita, fatta di parole e segni, ma soprattutto di morte e risurrezione, trovi il suo compimento. Verremo riconsegnati al Padre. Si creerà quell’armonia che rende la vita dell’uomo degna di Dio.

Il terzo atteggiamento si può chiamare: avere premura verso il povero. Gesù Re e Servo degli uomini ha raccolto la sua vita in un continuo gesto di amore e di tenerezza. E’ arrivato all’eccesso di identificarsi con i carcerati, i nudi, gli affamati, gli assetati, gli stranieri-pellegrini, i malati e i sofferenti di qualsiasi natura.

E’ stato esplicito nel dirci che entreremo, “beati”, nel Regno, se avremo compiuto le più umili e semplici opere di misericordia.

Se le avremo compiute.

A questo punto l’amore passa nelle nostre mani. Saremo noi a dire, con la nostra vita personale e di comunità credente, se siamo stati capaci di essere Re che rendono un servizio. Se avremo capito che regnare è servire. Per Gesù non esiste una regalità costruita sui troni di lusso, sui baldacchini, sulle sedie gestatorie: quelle disse e quelle ritornate di moda. Per Gesù esiste la “lavanda dei piedi, la liturgia del grembiule” compiuta nella più totale discrezione, nel silenzio più eloquente, nella riservatezza che accoglie, avvicina, dona, ma senza creare clamore.

L’Eucaristia è la realizzazione più nascosta e discreta del servizio. Non esistono o non dovrebbero esistere padroni del Corpo e del Sangue del Signore. Non esistono maggiori e minori, importanti e subalterni. C’è un unico Popolo di Dio che offre il sacrificio, si nutre del Signore, adora la sua ineffabile Presenza.

Il regno universale di Gesù è proprio questo: “regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace”.

Ed io continuo ad essere in questo Regno un “servo”, se voglio sedere alla destra e alla sinistra del Signore.

Comprendo che non ho né autorità né autorevolezza per dire ad altri ciò che faccio fatica a vivere.

Tuttavia, Gesù non ci prospetta altra strada se non questa, per mettere in piedi, mattone su mattone, il Regno che gli appartiene. E mi chiede di trasformare ogni incontro personale, ogni incontro di gruppo, ogni incontro di comunità in una luminosa esperienza di accoglienza reciproca.

Insieme ci salviamo e insieme ci perdiamo. Insieme restituiamo alla dignità e insieme schiacciamo ancora di più gli umili.

O Dio, nostro Padre, fa’ che obbediamo con gioia a Cristo, Re dell’universo, per vivere senza fine con Lui nel suo Regno glorioso.

Quando il “servire” diventa “regnare” …

                                                                                                              Don Mario Simula

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