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A tu per tu con la parola di Dio...

SOLENNITA' DELL' IMMACOLATA CONCEZIONE

 

 

Maria madre e sorella,

come è soave e delicatamente solidale con i nostri interrogativi, il turbamento che assale il tuo cuore all’annuncio dell’Angelo. Tu interpreti tutte le paure delle nostre giornate, il buio del nostro futuro, le esitazioni davanti all’amore di Dio. In te la fede è immensa, senza reticenze, senza riserve. Nuda e affidata. In noi è balbettante, sempre in bilico tra il sì e il no.

Tu sei la donna della prontezza. Il fuoco dell’amore ti suggerisce le risposte. Per questo puoi dire: “Eccomi, sono la schiava del Signore”. Noi siamo schiavi del peccato delle origini. Della presunzione che ci spinge a voler essere come Dio. E ci ritroviamo abbandonati alla vergogna della nostra nudità. Pesa sulle spalle e sul cuore la parola di verità che chiude il paradiso delle delizie e ci fa andare pellegrini, smarriti per il mondo, a faticare per il lavoro e a partorire nel dolore.

Tu madre della fedeltà, vieni costruita da Dio nella più totale santità, fin dal concepimento. Tutta bella. Splendente come una sposa adornata per il suo sposo. Il tuo Creatore entra nel giardino fiorito del tuo ventre benedetto e diventa tua creatura. Fratello, povero, mendicante, nullatenente, emarginato, scarto, lebbroso, condannato e infamato. Dal tesoro del tuo grembo scaturisce la Vita. Piede che schiaccia la testa di ogni malvagità. Anche della nostra.

Tu madre della pazienza e della misericordia conosci la miseria che contamina la nostra esistenza. Tu conosci l’infedeltà inguaribile dei nostri amori. Tu hai ascoltato infinite volte le nostre storie perverse o mediocri o piene di voragini senza bontà. Eppure ti metti accanto, premurosa e insistente, con quella dolcezza che soltanto la tua leggerissima maternità riesce a infondere nelle nostre vene infette.

Tu oggi, splendi, o vergine, o madre, o sposa come la primizia di sempre e per sempre. Anche a noi fai cantare l’inno di lode e di gratitudine scaturito dalla tua vita, dalla tua esperienza, dalla consuetudine affabile e intima col Tuo Signore e Figlio. Ci prendi per mano, pedagoga della Grazia, e ci aiuti a ripetere assieme a te:

 

“Benedetto sei tu, Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci hai benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.

Nonostante  la nullità e l’ostinazione che mortificano i sussulti di amore che metti in noi.

 In Gesù, il Figlio donato, visibile, nostro concittadino, sfigurato secondo l’immagine di ogni uomo sofferente, verme non uomo, uomo dei dolori, che patendo impara ad incarnarsi nei nostri patimenti

 ci hai scelti prima della creazione del mondo

da sempre amante, da sempre sofferente per questo piccolo essere che popola e infesta la terra.

E ci hai scelti

per essere santi e immacolati di fronte a Te nella carità,

perché tu non rinunci mai al tuo progetto. Sei pronto per la croce purché il tuo progetto su di noi si realizzi:

ci vuoi santi e immacolati

predestinandoci a essere tuoi figli adottivi

mediante Gesù Cristo”.

 

E’ il canto nuovo che tu, Madre, intoni con noi, salmeggi con noi, offri con noi al Dio che ha guardato l’umiltà della sua serva. Se le nostre voci rischiano di perdersi, la tua arriva. Se le nostre melodie diventano sgradevoli, l’armonia della tua bellezza le copre. Se noi siamo figli del mutismo davanti al Signore, il tuo salterio è incontenibile.

Madre della parola, educa i nostri linguaggi equivoci e incomprensibili.

Madre della Parola di vita, apri il nostro esistere a Gesù e insegnaci parole vere, parole buone, parole incoraggianti, parole di dialogo; preghiere credibili, preghiere supplicanti e penitenti, preghiere colme di riconoscenza, preghiere che si possano unire alle tue, nonostante la loro inadeguatezza.

Madre, miracolo di un concepimento purissimo, guarda le madri che generano, le madri sterili, le madri aride e impaurite; insegna ai figli di diventare madri delle loro madri; aiuta le persone consacrate a generare e a partorire ogni giorno nel dolore e nella gioia. Convinci i padri ad essere anche madri nel rispetto e nella contemplazione della vita.

Madre dell’attesa, ravviva in noi il desiderio di Gesù che viene, la trepidazione dei tuoi “nove mesi”, la premurosa dolcezza di Giuseppe. L’appuntamento alla grotta, dove l’umanità rinasce, ci brucia.

 

Don Mario Simula

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