parla signore, io ti ascolto
dio incontra e racconta
Gesù è appena nato e trova subito un adulto prepotente che cerca di ucciderlo. Deve scappare con Maria e Giuseppe in Egitto.
Trascorre tanti anni nel nascondimento della sua casa e nel silenzio della preghiera.
A trent’anni inizia il suo cammino lungo le strade della Palestina, annunciando un Vangelo di Gioia e facendo gesti di guarigione, di liberazione e di misericordia.
Lui stesso subisce una interminabile sequenza di atti di prevaricazione e di violenza. La sua vita è sempre minacciata dai capi che lo vogliono sopprimere per gelosia e per paura di perdere il prestigio.
Inizia ad annunciare il Vangelo nella sua cittadina di Nazareth. Viene deriso perché è il figlio del falegname e fanno di tutto per gettarlo giù dalla rocca della città. Lui non si scoraggia. Passa in mezzo a loro con un senso di dignità davvero incredibile. Nessuno ardisce fare nulla contro di Lui, perché il suo sguardo e il suo comportamento incutono soggezione. La bontà vince mille volte di più dell’arroganza e dell’orgoglio.
In occasione di tanti miracoli che compie i suoi avversari lo mettono in ridicolo, lo prendono in giro, lo sfidano sicuri di averla vinta. Gesù non si lascia mai scoraggiare o abbattere. Fa valere la sua autorità e la sua bontà.
Lo considerano un “matto” soltanto perché compie il bene.
Lo considerano un indemoniato soltanto perché caccia i demoni.
Lo considerano un beone e un mangione soltanto perché ama anche stare nella gioia con le persone che incontra. Non perdono occasione per esporlo al disprezzo della gente, sempre pronta a cambiare idea. Quando si schiera dalla parte di coloro che vengono maltrattati senza motivo, si radunano per accusarlo in ogni modo e creare occasioni false di condanna.
Quando arriva il momento della sua passione, le cattiverie contro di Lui non hanno limite.
Lo catturano come un brigante.
A sfregio gli preferiscono un ladro, delinquente e omicida. Soltanto perché chi deve fare giustizia come Pilato, ha soltanto paura dei capi del popolo.
Poi lo catturano. Da quel momento i gesti di bullismo spietato contro di Lui non si contano. Gli mettono addosso i vestiti di re, per trasformarlo in re da burla. Fanno finta di adorarlo, mentre apertamente lo disprezzano. Lo flagellano come non avveniva per il peggiore degli schiavi del tempo. Lo sputacchiano in faccia. Lo bastonano. Lo deridono. Lo spogliano dell’abito preparato per lui da sua Madre e gli fanno indossare un abito rosso all’unico scopo di renderlo ridicolo.
Gli caricano addosso una croce e gli fanno iniziare il terribile viaggio verso il Calvario. Lungo la strada stramazza a terra assaggiando la polvere mista a sangue e a sudore. Lo spintonano, lo schiaffeggiano, lo insultano. Anche la gente che aveva ricevuto tanti doni da Lui, adesso è schierata contro di Lui.
Quando arriva al Calvario lo inchiodano alla croce, per una morte che era la peggiore delle umiliazioni possibili.
Gli porgono aceto e mirra per dissetare la sua sete insopportabile. Lo scherniscono dicendogli che scenda dalla croce lui che aveva compiuto tanti miracoli.
Questo atteggiamento di sarcasmo e di cattiveria assoluta dura fino all’ultimo respiro, prima del quale Gesù perdona anche i suoi crocifissori e il ladrone che gli sta accanto.
C’è tuttavia un fatto imprevedibile. Il centurione che ha guidato tutta la sequenza della crocifissione, vedendolo spirare in quel modo esclama: “Questo uomo era davvero il Figlio di Dio!”. Il bene vince sempre. La bontà ha sempre il suo momento definitivo.
Anche la Madre e le donne e Giovanni l’Apostolo sono lì ai piedi della croce, come sostegno e conforto.
Tutta la vicenda della vittima Gesù, vittima dei “bulli crudeli” di allora, si conclude con la Risurrezione.
Ricordiamo sempre che sono i cattivi di animo a respirare il fetore della morte. Chi ama, sente soltanto il profumo della vita, della Pasqua, della Risurrezione.
Don Mario Simula