Dalla Terra Grido ...
Quaresima 2017
Piccolo cammino spirituale
Voglio semplificare. Vivendo mi sono accorto che quando si cammina sui passi di Dio, non servono troppi discorsi, interminabili letture, preghiere che fanno peso come il piombo. Si va subito all'essenziale. I funambolismi mentali e sentimentali portano ai margini della strada di Dio, dove sono allineate le panchine per fermarmi. Vedo la gente passare e credo di essere in cammino. Ma sono "seduto". I cinque verbi del percorso quaresimale tracciato dai vangeli delle domeniche, ci scuotono dal letargo e ci stimolano a vivere. Secondo Dio. Secondo Gesù. Guardando noi stessi nello specchio di Gesù e di Dio. Ciò che leggi è per la tua meditazione. E' fin troppo semplice da leggere e molto impegnativo da vivere. Ma se non ti metti mai per quel viottolo, come fai ad incontrare il Signore?
Don Mario Simula
Piccolo cammino spirituale
Risorgere
Signore perché così spesso mi lascio afferrare dagli artigli della morte e voglio che al posto della porta dell’amore si apra davanti a me il loculo del disfacimento? E’ vero che in noi l’istinto di morte sembra prevalere dovunque. Noi uccidiamo la tua meravigliosa creazione. Facciamo la posta agli animali perché non disturbino la nostra quiete. Compiamo una decimazione continua tra le persone che incontriamo. Pensa, Signore, quanti sguardi senza vita cacciano i nostri occhi e quante parole senza pietà vomitano le nostre bocche e quanti strangolamenti dei pensieri e dei sentimenti procurano le nostre mani!
Eppure Tu continui a dirci: “Io sono la vita. Credi questo, Marta? Credi questo, Maria? O anche voi vi lasciate sprofondare in un tunnel di morte come il vostro fratello Lazzaro, mio amico? Io non voglio la morte. Voglio la tua fede, la tua fiducia, il tuo abbandono nelle mie mani.
Vieni fuori da quel buio dove il peccato ti ha cacciato. Abbandona quel luogo dove regna la morte oscura e senza festa. Fuggi da quell’abisso dove trovi soltanto putrefazione.
Apriti alla mia vita. Apriti a me. Cerca me. Senti bisogno di me. Il mio stesso sepolcro profuma degli aromi dell’amore tuo Maria, esperta in unguenti preziosi, anticipatrice della Pasqua”.
Queste parole di vita mi dici, Signore. Io le accolgo con esitazione perché mi sembrano “non mie”. Eppure le pronunci per me. Vuoi che si spalanchi ogni porta al passaggio del Vivente, di Te, Gesù che attraversi i miei angoli oscuri e li restituisci alla Vita. Signore, urla per me le parole uniche: “Vieni fuori!”.
Il QUINTO passo del cammino quaresimale
Dice quanto sia insopprimibile in noi il bisogno di vita. La morte esiste, ineluttabile. Ma non può essere mai l’avvenimento definitivo della nostra storia. Ci rimane continuamente negli occhi e nel cuore la Parola di Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita anche per te che ami più morire che vivere”. Gesù è la Vita, che invade le nostre membra di morte e le rigenera.
Amare la Vita che Gesù ci dona è la grazia da chiedere con insistenza.
E’ un cammino di conversione, un cammino pasquale che ci fa passare dalla morte alla vita:
andiamo incontro al Vivente, passando attraverso la Via Dolorosa della croce.
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Croce richiama subito salvezza. La nostra morte è inghiottita dal sangue del Signore. Tuttavia il peccato ci appartiene e continua ad appartenerci in tutte le scelte di morte che facciamo. Proviamo a chiamarle per nome, dopo averle guardate in faccia.
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L’istinto di vita ha nomi precisi: voler bene alle nostre persone, amare la persona degli altri. Scoprire i limiti senza paura e costruire su di essi graduali passi di crescita. Non fermarsi ai fallimenti del peccato, ma andare “oltre” e scegliere il bene di Dio. Se poi vogliamo preferire l’istinto di morte che ci rinsecchisce, porta aridità e insensibilità, produce liturgie funebri senza cero pasquale, possiamo farlo. Mettendo a rischio la gioia di esistere.
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Da sempre la Chiesa ha chiamato conversione, il passaggio dalla morte alla vita. E’ la narrazione di Giovanni. Plastica, sotto i nostri occhi. La morte sembra dominare. Alla fine trionfa la vita. La morte è ogni peccato, perché ogni peccato è un vuoto di amore. La vita è ogni atto di bene che costruisce il cuore di tutte le persone che incontriamo.
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Risorgere è:
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Stupirsi per la vita, mentre tutto in noi sembra, a volte, parlarci di morte. Vita è ogni desiderio di novità nell’essere; ogni volontà di cambiamento contro la staticità paralizzante della comodità, del già visto, dell’abbiamo fatto sempre così.
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Fidarsi di Gesù e allo stesso tempo sentire verso di Lui i rimpianti di chi aveva altre speranze come Marta e Maria. Risorgere credendo, ascoltando, attendendo i tempi di Dio.
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Togliere la pietra delle durezze, verso di noi: insofferenze, intolleranze, non accettazione dei limiti. Togliere la pietra delle ostinazioni verso gli altri: ho ragione io, io so come si fa, pensare sempre che la colpa è degli altri, guardare gli altri per non guardare noi. Togliere la pietra delle diffidenze verso Dio: mettere sempre le nostre condizioni, imporgli i nostri ritmi, fidarsi ma …, rimproverargli costantemente i dolori, gli insuccessi, le difficoltà.
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Far saltare la pietra con un guizzo sempre nuovo di speranza. Accettando consigli e collaborazione. Percorrendo con coraggio le strade che Dio ci prospetta. Scoprendo la sua presenza in noi, negli altri, negli avvenimenti.
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Uscire fuori dalla tomba delle nostre paure. Abbandonare la vita che mi sta alle spalle, senza dimenticarla come esperienza e come memoria sapiente. Uscire dal covo delle mie confusioni interiori, delle mie invidie mai riconosciute e molto influenti nella mia vita, delle gelosie appestanti come un cadavere in putrefazione. Uscire dall’oscurità delle ingiustizie dette e fatte.
2. Risorgere è:
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Guardare la nostra vita accompagnati dai “comandi” di Gesù. Non sono imposizioni. Sono annunci di vita. Sono promesse che si realizzano.
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Piangere con Dio che piange. Contenti di esprimere la ricchezza sovrabbondante dei sentimenti del cuore. Provare profonda commozione per ogni sofferenza, per ogni presenza, per ogni implorazione anche muta. Non scappare dalla bocca della tomba.
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Riconoscere la ricchezza del credere anche senza vedere. Credere perché in noi è cresciuta la fiducia. Credere perché in noi ha preso possesso la Parola. Credere perché comprendiamo i ritardi di Dio, costruiti da un mirabile educatore che vuole condurci a scoprire nelle esperienze la Sua mano. Fino a sapergli dire: “Grazie!”.
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Raccogliere le lacrime di Gesù come un unguento prezioso e profumato che accompagna sempre colui che lo sceglie e lo vuole seguire. Il buon profumo di Cristo che si diffonde.
3. Risorgere è:
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Incrollabile sicurezza che Gesù è la Vita. Dentro di noi. Per noi. Per il contagio degli altri.
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Scegliere pensieri di vita e prendere le distanze dai desideri di morte: sfiducia, pessimismo, scontentezza cronica, insoddisfazione permanente, atteggiamenti distruttivi.
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Accogliere le Parole-Promessa di Gesù: chi crede in me non morirà in eterno. Vocazione vertiginosa all’immortalità. Aspirazione entusiasta e felice all’incontro con Lui, sapendo che la Gloria è oggi, come lo sarà definitivamente domani.
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Contemplare la maestosità umanamente fragile del Signore: prova i nostri sentimenti, senza lasciarsi condizionare nel suo cammino verso la Croce. Vuole correre e sa rallentare il passo. Vuole risolvere il problema del dolore e dà la precedenza ai tempi dell’amore.
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Attardarsi nella preghiera per ripetere, fino alla stanchezza fisica ma non del cuore: Gesù, tu sei mia Vita, tu sei mia Pasqua, tu sei adempimento di ogni Promessa, tu sei Certezza mentre dubito.
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Cercare nel silenzio prolungato e affettuoso Gesù che mi ha tratto dalla morte, dal terribile morso del peccato, dalle tenaglie dell’indifferenza, dalla prigione dell’autosufficienza. Parlare con Lui di me, di tutte queste cose e delle mille altre esperienze belle che Lui ci concede di fare.
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Diffondere la vita che Gesù ci restituisce sempre: quando lo riceviamo nel pane spezzato e nel sangue versato, quando ne sperimentiamo la dolcezza nei momenti del perdono che dimentica i peccati, e ci rigenera a nuovi orizzonti
Potresti dimenticarti. Fermati, allora, per ricordare che stai camminando col Signore verso il Golgota, luogo della distruzione provvisoria, della vittoria della morte per l’arco di tre giorni. Luogo delle tenebre fitte e della luce che albeggia. La vita del Signore ha già attraversato e sempre attraversa le fibre della tua esistenza
e non sopporta i loculi.
Troneggia sul Monte anche quando, per il tempo di un respiro, si oscura.
Signore, avvicinati in silenzio e “baciami dolcemente sulle mie vecchie labbra esangui”. Colorano di cera come tutto il volto di chi giace nella morte. Ma tu sei la Vita e colori di gioia la nostra esistenza. Anche quando il dolore sembra un’anteprima della morte, insegnami a comprendere che tu rianimi i miei amori e mi restituisci il gusto dei giorni, fino al Giorno senza tramonto, pienezza della vita. “Sto morendo!” diremo tante volte, perché lo sconforto è diventato più forte e prepotente della fede. Vieni vicino e imponi la tua Vita alla mia vita senza udito e senza contorni, senza difese e senza passioni. Impietrita, fino a frantumarsi in mille pezzi. “Aiuto, datemi la mano, regalatemi un po’ di respiro, allentate la crudeltà dei dolori”, diremo quando ci ritroviamo a non saper più balbettare perché abbiamo scelto le nostre piste dissennate e siamo finiti nel burrone. Signore, Vita e Novità, non farmi scendere mai a compromessi con le mie scelte fatiscenti. Sembrano originali e ricche di sorprese, ma sono cisterne avvelenate. Gesù, ti è rimasto almeno un filo di voce per gridare ancora una volta: “Mario, vieni fuori”?
Don Mario Simula